Agriturismo Villa Speranza

Chi siamo

A due passi dalle più belle spiagge del Salento, ti aspetta Villa Speranza.

Antica dimora del ’700, vive un felice connubio tra mare turchese e verde campagna.

Qui sentirai il canto delle cicale e dei grilli e… la terra respirare.

Dalla grande terrazza potrai godere la città di Gallipoli ed i suoi tramonti infuocati; di notte, sotto le stelle, scorgerai l’occhieggiare del faro.

Tranquilla, fresca e pulita, offrirà ai suoi ospiti una invitante colazione all’aperto; a breve distanza sabbia bianca e finissima, mare cristallino.

Il primo nucleo della casa fu costruito circa 500 anni fa, l’età degli ulivi più antichi, veri e propri monumenti del tempo. Allora le piccole piante venivano annaffiate manualmente con tipici recipienti a due manici: le menze.

I muri erano costruiti con pietre e terra impastate ad acqua, il cosiddetto “bolo”.

Eretta in una zona in cui si incanala l’aria fresca proveniente dal mare, le stanze erano rifugio dalla calura durante le ore centrali della giornata, dopo il lavoro nei campi.

Nel 700-800 la costruzione venne ingrandita con l’aggiunta di altre unità a piano terra e sopraelevata con una comoda abitazione ed una grande terrazza, da cui si scorge il mare.

Arricchita da numerose cisterne ed abbellita con colonne e pergolati, divenne luogo di villeggiatura estiva per casati nobiliari gallipolini.

Dopo un periodo di oblio a metà ’900, è ora tornata ad essere frequentata da persone in cerca di pace e relax.

Ha 5 unità abitative tutte con volte a botte, dove è messa in evidenza tutta la maestria degli antichi muratori.

Comunque dotate di aria condizionata, le stanze sono naturalmente fresche, visto lo spessore dei muri (muraja) e l’altezza di 5 metri dei soffitti.

Bagno privato, TV e frigo in ogni unità, danno il massimo confort.

L’intonaco antico, lavorato con le mani, il forno da cui uscivano le grandi e profumate forme di pane di grano, i focolai dove lentamente cucinavano legumi nelle pentole di terracotta, ”le pignate”, gli originali archi in tufo basi da cui partivano le volte,  le finestrelle con feritoie nei grossi muri, attraverso le quali entravano luce ed aria, sono gli elementi che danno il nome alle stanze: la cazzafitta, lu focalire, lu furnu, la’mpisa, lu carutteddhru.